Campagna italiana contro la proliferazione incontrollata dei satelliti artificiali

Il Forum Skylive lancia la campagna “No Tele-sats Proliferations” contro la diffusione incontrollata dei mini-satelliti per telecomunicazioni, chiediamo con forza alle istituzioni internazionali di emanare nuove normative per limitare sia il numero che la luminosità dei satelliti, ed inoltre di non arrecare interferenze ai radiotelescopi.

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https://www.change.org/p/president-of-t ... liferation

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Covid-19 e correlazioni con la luce solare

Inquinamento Luminoso, cos'é, effetti collaterali e non, come si combatte

Moderatore: serastrof

Stefano De C.
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Re: Covid-19 e correlazioni con la luce solare

#16

Messaggio da Stefano De C. »

serastrof ha scritto: 24/10/2020, 12:00 Sta sotto gli occhi di tutti, eppure nessuno sermbra accorgersene: qualsiasi misura di contenimento tu possa mettere in campo, sembra non funzionare. Arriva l'estate, t'assembri o non t'assembri, mascherina o senza, il virus ritorna quiescente. Va via l'estate.... (meno sole luce calore) e d'improvviso i contagi balzano nuovamente alle stelle, tornano mascherine h24, restrizioni delle attifvità umane e della libertà di muoversi, etc.... Ma il contagio non s'arresta, prosegue la sua crescita, le vittime aumentano e le strutture sanitarie vanno in tilt, l'incubo permane più di prima. Inverno primavera estate autunno = alto alto basso alto. Decresce l'irradiazione solare, cresce la curva del contagio. Cresce l'irradiazione solare, descresce la curva del contagio. E di nuovo come descresce il Sole. puntualmente ritorna a crescere la circolazione virale. Qualcosa dovrà pur significare, ed i vari cts, oms, etc... dovrebbero ragionarci di più!!!!
Rieccomi.
Messa così, è un po' riduttivo a mio avviso.
Infatti già in agosto, in Spagna i casi erano riesplosi, e il ceppo che sta generando questa seconda ondata in tutto il continente, sembra sia nato da una mutazione che il virus ha subito in Spagna la scorsa estate, tra gli operai del settore agricolo.
Sicuramente la radiazione solare e il fatto che ine state si sta di più all'aperto e più distanziati influenza, eccome, nessuno lo nega


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Re: Covid-19 e correlazioni con la luce solare

#17

Messaggio da serastrof »

Cari amici,

non so se avete letto tutti i link postati nell'ultimo mio intervento.

In particolare Vi prego di rivedere soprattutto https://www.medrxiv.org/content/10.1101 ... 2.full.pdf

"Abstract
Solar UV-C photons do not reach Earth’s surface, but are known to be endowed with germicidal properties that are also effective on viruses. The effect of softer UV-B/A photons, which reach the Earth’s surface, on viruses are instead little studied.
Here we show that the evolution and strength of the recent SARS-Cov-2 pandemics, might have been modulated by the intensity of UV-B/A Solar radiation hitting different regions of Earth during the diffusion of the outbreak. Our results suggest that Solar UV-B/A may play an important role in planning new strategies of confinement of the epidemics."




A mio giudizio, questi recentissimi sono molto importanti, in quanto fanno punto fermo nel ritenere assiomatica l'esistenza d'una correlazione fra aumento della diffusività virale e condizioni meteoclimatiche "avverse".

Ovvero, se comparate fra loro tutte gli studi citati, non si discute se tale correlazione esista, ma semmai come e perchè essa influisca e sia presente, quale il suo meccanismo d'azione, le componenti determinanti in gioco, le conseguenti soluzioni tecnologiche di sostegno al contenimento della pandemia che se ne possono ricavare.

In sostanza, ritengo che - di fatto - rappresentino una velata "conferma" a quella che ho sempre definito come una pura e semplice "riflessione empirica" (che nasce però da un'osservazione storica dei dati relativi alla pandemia) che ho svolto sin qui assieme a voi.

O meglio: cio che viene confermato, e messo "in bella copia", ovvero in maniera sistematica corretta, non è certo una teoria generale propriamente detta, bensì l'evidenza del senso comune "ascientifico" e quotidiano che miliardi d'esseri umani hanno finora sperimentato sulla propria pelle.

Credo che con tali studi sia stata aperta una strada nuova.

La quale però - a mio giudizio - merita di esser molto più affollata che allo stato attuale: da tali studi devono discendere sia indicazioni pratiche verso Il Decisore Politico, affinchè emani apposite disposizioni operative di salvaguardia e tutela della Salute Pubblica;

sia soprattutto verso il mondo scientifico e della ricerca tecnologica ed industriale, affichè sappia elaborare, sperimentare ed affinare apparati, strutture ed impianti tecnologici ispirati ai principia messi in luce dagli studi citati (ed anche da altri).

Il cui scopo principale è e rimane quello d'affiancarsi alle norme di tutela sanitaria già individuate, coadiuvandole a far ritornare la circolaizone dle virus a livelli compatibili con le nostre organizzazioni sociali, in modo da consentire la ripresa delle attività umane, sia economico-produttive che culturali, turistiche, ricreative, e di qualsiasi altro tipo.

I problemi tecnici appaiono allo stato attuale del tutto insormontabili. Ma anche la "conquista" della Luna - ad esempio - fino a pochi decenni prima del 1969 appariva improponibile ed irraggiungibile.

Pertanto, è più un problema politicoeconomico, che scientifico in senso stretto: occorrono progetti e finanziamenti, sostegni e spinte decisive da parte del "Sistema Paese".

n questo senso, credo che anche una piccola community web come la nostra possa e debba fare la sua parte. Rimbocchiamoci le maniche.

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Re: Covid-19 e correlazioni con la luce solare

#18

Messaggio da serastrof »

Riprendo e proseguo la riflessione sulle possibili proprietà della luce solare nell'inattivare batteri. microbi, virus ed altri patogeni evidenziando alla Vs. attenzione una ricerca che risale nientemeno che al 2008, sul potere antibatterico della luce LED a 405nm:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2663198/

Abstract
Questo studio dimostra la suscettibilità di una varietà di batteri importanti dal punto di vista medico, all'inattivazione da parte della luce a 405 nm emessa da una serie di "diodi emettitori di luce" (LED), senza l'applicazione di molecole fotosensibilizzanti esogene.
Patogeni batterici selezionati, tutti comunemente associati a infezioni acquisite in ospedale, sono stati esposti ad una fonte di luce LED con emissione a 405 nm. I risultati mostrano che sia le specie gram-positive che quelle gram-negative sono state inattivate con successo, con la tendenza generale che mostra specie gram-positive essere più suscettibili dei batteri gram-negativi. Un'analisi dettagliata dell'effetto battericida del trattamento con luce blu sulle sospensioni di Staphylococcus aureus, per una gamma di densità di popolazione diverse, ha dimostrato che l'illuminazione a matrice di LED a 405 nm può causare la completa inattivazione ad alte densità di popolazione: sono state ottenute livelli di inattivazione corrispondenti a 9 log10 riduzioni. I risultati, che mostrano l'inattivazione di un'ampia gamma di batteri importanti dal punto di vista medico, incluso lo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina, dimostrano che, con un ulteriore sviluppo, l'illuminazione a luce visibile a spettro ristretto a 405 nm da una sorgente LED ha il potenziale per fornire un nuovo metodo di decontaminazione, con un'ampia gamma di potenziali applicazioni.
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Re: Covid-19 e correlazioni con la luce solare

#19

Messaggio da serastrof »

Un ulteriore studio, svolto su 434 ammalati di Covid-19 degli Emirati Arabi Uniti, tende ad avvalorare la tesi che molto Sole, calore ed aria secca possono addirittura costituire fattori aggravanti per gli ammalati di Covid-19.

Se dunque nella fascia temperata i periodi stagionali caratterizzati dai massimi d'insolazione, calore e scarsa umidità, sembrano accompagnarsi ad un decremento di morbilità e mortalità da Sars-Cov2, laddove invece tali fattori meteoclimatici abbiano maggiore intensità media, sembrerebbero svolgere unruolo esattamente opposto. Ciò può dare ragione della forte persistenza di picchi pandemici in regioni normalmente torride.


https://www.frontiersin.org/articles/10 ... 18828/full

Sintesi
Temperature più elevate, maggiore radiazione solare e minore umidità sono associate a scarsi risultati clinici e di laboratorio nei pazienti COVID-19

Background: la pandemia COVID-19 varia da paese a paese, suggerendo che i fattori meteoclimatici potrebbe contribuire alla modalità di trasmissione, alla presentazione della malattia, alla gravità e agli esiti clinici. Ciò nonostante, il legame esatto tra clima e COVID-19 non è ancora ben esplorato.

Obiettivi: questo studio mirava a valutare l'effetto del clima caldo della regione geografica [come gli Emirati Arabi Uniti (EAU)] sul profilo clinico e sui risultati terapeutici in soggetti affetti da COVID-19. La temperatura, la velocità del vento, la copertura nuvolosa, le precipitazioni e altre variabili legate al meteo sono state studiate riguardo agli esiti dei pazienti COVID-19 ed ai risultati di laboratorio.

Metodologia: un totale di 434 pazienti positivi al COVID-19 ricoverati tra gennaio e giugno 2020, sono stati reclutati dall'Al Kuwait Hospital, Dubai, Emirati Arabi Uniti. La temperatura, la velocità del vento, la copertura nuvolosa e il tasso di precipitazione del giorno in cui i pazienti si sono presentati in ospedale sono stati recuperati utilizzando "Historyplus", l'archivio di simulazione meteorologica globale di www.meteoblue.com
Questi parametri climatici sono stati correlati con i parametri clinici e di laboratorio.

Risultati: l'indagine ha evidenziato che il tasso di mortalità è risultato più elevato fra i pazienti Covid-19 che hanno avuto bisogno di ricovero in giorni con temperature più elevate, maggior irradiazione solare e minor umidità. Quest'associazione può esser altresì correlata all'associazione di questi parametri meteo con l'età alla diagnosi; proteina C reattiva più elevata (CRP), conta dei neutrofili, conta dei globuli bianchi (WCC), aspartato aminotransferasi (AST) e fosfatasi alcalina (ALP); e minore conta linfocitaria, velocità di filtrazione glomerulare stimata (eGFR), emoglobina (Hb), Na e albumina, che sono tutti considerati fattori prognostici sfavorevoli per COVID-19.

Conclusione: il nostro studio ha evidenziato l'importanza delle variabili legate al clima sulla dinamica della mortalità e sugli esiti clinici da COVID-19. Il clima caldo potrebbe far sì che alcune soggetti, specialmente quelli con co-morbilità o età avanzata, sviluppino un'infiammazione aggressiva che esita in complicazioni e mortalità.
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Re: Covid-19 e correlazioni con la luce solare

#20

Messaggio da serastrof »

Nel febbraio 2021 l'autorevole bollettino medico internazionale "Journal of Infectious Diseases" ha pubblicato qualcosa che s'avvicina moltissimo al solco che personalmente sto cercando di seguire:

https://academic.oup.com/jid/advance-ar ... 70/6129304

L''indagine è stata coordinata da un bioingegnere italiano, Paolo Luzzatto Fegiz, dell'Università di Santa Barbara, CA, US

Recentemente, Ratnesar-Shumate et al [1] hanno riportato una rapida inattivazione alla luce solare della sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 (SARS-CoV-2) nella saliva simulata e nel mezzo di crescita completo (gMEM). Indipendentemente ed essenzialmente simultaneamente, Sagripanti e Lytle [2] hanno introdotto una teoria per l'inattivazione alla luce solare di SARS-CoV-2, basandosi sul loro precedente lavoro con virus simili [3]. Per quanto ne sappiamo, questi dati e la teoria non sono stati confrontati. Quando si stabilisce questo confronto, l'inattivazione della luce solare riportata sperimentalmente in Ratnesar-Shumate et al [1] è molte volte più veloce di quanto previsto dalla teoria, suggerendo che potrebbero essere necessari ulteriori esperimenti e ipotesi per chiarire completamente il meccanismo di inattivazione della luce solare SARS-CoV-2 .

In sostanza, l'equipe di Santa Barbara ha osservato che Il coronavirus potrebbe essere più sensibile alla luce solare del previsto: i raggi Uv-B sono più efficaci e rapidi nel distruggere le particelle virali rispetto a quanto ipotizzato dai modelli teorici. Ciò suggerisce la presenza di altro meccanismo chimico-biologico in gioco, in grado di amplificare l'azione dei raggi del Sole.

Confrontando due ricerche (una sperimentale e una teorica) sull’efficacia della radiazione solare, in particolare degli Uv-B (lunghezza d'onda media tra i 315 e 280 nanometri), nell’inattivare il virus, il team di ricerca ha evidenziato come questi raggi ultravioletti siano fino a otto volte più efficaci e rapidi nel distruggere le particelle virali rispetto ai 10-20 minuti richiesti in base alle stime teoriche. Ciò suggerisce che entri in gioco un ulteriore (o differente) meccanismo chimico-biologico, che si rivela in grado di amplificare l'azione dei raggi del Sole contro il virus Sars-Cov2.

Ad esempio, i raggi Uv-A (lunghezza d'onda 400–315 nm), un altro componente meno energetico della luce solare, [/b]potrebbe svolgere un ruolo più attivo di quanto si pensasse in precedenza.[/b]
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Re: Covid-19 e correlazioni con la luce solare

#21

Messaggio da serastrof »

Photochemistry and Photobiology, 2020, 96: 731–737

Estimated Inactivation of Coronaviruses by Solar Radiation With Special
Reference to COVID-19

Rapid Communication
Jose-Luis Sagripanti1* and C. David Lytle2
1US Department of Defense Ringgold Standard Institution-US Army, RETIRED, Annapolis, MD, USA
2Department of Health and Human Services Ringgold Standard Institution – Food and Drug Administration, RETIRED,
Albuquerque, NM, USA
Received 19 May 2020, accepted 1 June 2020, DOI: 10.1111/php.13293

ABSTRACT
Using a model developed for estimating solar inactivation of
viruses of biodefense concerns, we calculated the expected
inactivation of SARS-CoV-2 virus, cause of COVID-19 pandemic,
by articial UVC and by solar ultraviolet radiation in
several cities of the world during different times of the year.
The UV sensitivity estimated here for SARS-CoV-2 is compared
with those reported for other ssRNA viruses, including
inuenza A virus. The results indicate that SARS-CoV-2
aerosolized from infected patients and deposited on surfaces
could remain infectious outdoors for considerable time during
the winter in many temperate-zone cities, with continued
risk for re-aerosolization and human infection. Conversely,
the presented data indicate that SARS-CoV-2 should be inactivated
relatively fast (faster than inuenza A) during summer
in many populous cities of the world, indicating that
sunlight should have a role in the occurrence, spread rate
and duration of coronavirus pandemics.
INTRODUCTION
The current (2019-2020) COVID-19 world pandemic is caused
by a member of the Coronaviridae family [Reviewed in (1)].
Coronaviruses have a lipid-containing envelope with the genome
consisting of a single-stranded, positive-sense RNA genome that
is not segmented (2–5). Coronaviruses have the largest genomes
of all ssRNA viruses which will become of relevance latter in
this work. In the absence of pandemics, coronaviruses cause
about 15–20% of all upper respiratory infections in humans (6).
Previous pandemics like Severe Acute Respiratory Syndrome
(caused by SARS-CoV during 2002–2003), and Middle East
Respiratory Syndrome (caused by MERS-CoV during 2012)
indicate that pandemics caused by coronaviruses should be
expected to occur with frequency (7,8). Additional coronaviruses
are known to cause disease in animals closely associated to
humans like cat and dog, rat and mouse, cow, swine, chicken
and turkey (6).
Although clusters of infected family members and medical
workers have conrmed direct, person-to-person transmission
(9), the rapid expansion of COVID-19, that progressed
unquenched even after quarantine of nearly one-third of the
world population and major social distancing measures, suggests
that an environmental component (with the virus remaining
infectious outside the host) plays a role in disease transmission.
Of relevance here is the amount of infectious virus present in the
aerosolized droplets produced by COVID-19 symptomatic
patients or nonsymptomatic carriers. This amount is not well
established for coronaviruses, but it has been reported that nasal
secretions contain up to 107 infectious inuenza viral particles
per ml (10), from which aerosolized droplets generated by
coughing, sneezing and talking can contain several hundred
infectious virions (11). These micro droplets can reach distances
of 12.5 meters (over 40 feet, (12)). SARS-CoV has been reported
to persist on contaminated surfaces with risk of disease transmission
for up to 96 h (13) and other coronaviruses for up to 9 days
(14). SARS-CoV-2 persisted viable from 3 h to 3 days depending
on the type of surface on which it was deposited (15). Inuenza
virus was readily re-aerosolized by sweeping oors without
much loss in infectivity (16). It must be assumed that SARSCoV-
2 will be re-aerosolized in a similar manner.
Three main physical factors generally considered with a
potential effect on virus persistence outdoors, include temperature,
humidity and the contribution of sunlight. The survival of
inuenza virus, a member of the Orthomyxoviridae family, also
with ssRNA and a lipid–containing envelope, only varied up to
9% when the relative humidity changed between 50% and 70%
(17). Rather extreme changes in relative humidity between 15%
and 90% varied survival of inuenza 12.5–fold [1.1 Log10, (18)].
In these studies, virus survival was even less inuenced by
changes in temperature. A recent study where virus infectivity
was corrected by aerosol losses and natural decay, demonstrated
that aerosolized inuenza A virus remained equally infectious at
all relative humidity tested, ranging from 23% to 98% (19). In
agreement with the relatively small effect of humidity and temperature
on inuenza virus inactivation, epidemiological studies
concluded that the mortality increase in winter was largely independent
of temperature and humidity (20,21).
If the limited role of relative humidity and temperature (within
the range encountered in the environment) reported for inuenza
A parallels that for SARS-CoV-2 then, the effect of articial and
natural UV radiation on SARS-CoV-2 inactivation should be preeminent.
The pre-eminent effect indoors of germicidal UV
*Corresponding author email: gripan889@gmail.com (Jose-Luis Sagripanti) (UVC, 254 nm) radiation is clearly conrmed by a report
© 2020 American Society for Photobiology
731
Printed by [Wiley Online Library - 093.034.091.251 - /doi/epdf/10.1111/php.13293] at [14/04/2021].
whereby inactivation of air-borne virions by UV radiation virtually
prevented the spread of inuenza among patients in a veterans
hospital, during the same time that an epidemic of inuenza
ravaged similar patients in nearby nonirradiated rooms (22).
There are published reports indicating that very high doses of
UVC are effective for inactivating SARS-CoV-2 or SARS-CoV
that had been added to different blood products or remaining in
virus culture medium (23–28) but there is no data on the viral
sensitivity to UVC in UV-transparent liquids or in absence of
protective substances, as needed to estimate UVC sensitivity.
Nor is there information for UVC inactivation of the virus suspended
in aerosols or deposited on surfaces as needed for environmental
risk assessment.
Ultraviolet radiation in sunlight is the primary virucidal agent
in the environment (29–31). This notion is supported by the correlation
found in Brazil between increased inuenza incidence in
hospital admission records and solar UV-blocking by smoke during
the burning season (32). The reports on inuenza A warrant
the present study to estimate UV sensitivity of SARS-CoV-2 and
its possible role in the COVID-19 pandemic.
The purpose of this study was twofold, (1) to estimate the
sensitivity of SARS-CoV-2 to inactivation by germicidal UV
(UVC) and (2) to predict the inactivation of the virus by the
UVB in sunlight for various populous cities of the world at different
times of the year. These goals were achieved by utilizing
a model developed for biodefense purposes for estimating solar
UVB inactivation of dangerous viruses (30). This methodology
has been validated with Ebola and Lassa viruses (33). The model
has also been used to estimate inactivation of inuenza viruses at
various times in numerous locations in the U.S. and globally
(34).
Estimation of the time required for inactivation of 90% and
99% of infectious virus reported here should be useful in evaluating
the persistence of SARS-CoV-2 in environments exposed
to solar radiation.
MATERIALS AND METHODS
We estimated SARS-CoV-2 virus UV (254 nm) sensitivity and inactivation
at different U.S. and global locations by an approach originally developed
to predict the survival of viruses of interest in biodefense (30) and later
employed to estimate persistence of inuenza A virus (34).
SARS-CO V2 virus UV254 sensitivity. The UVC sensitivity is reported
here as D37 which corresponds to the UV uence that produces, on
average, one lethal hit to the virus, resulting in 37% survival. D37 equals
the reciprocal of the slope on the semi-logarithmic graph of viral survival
versus dose and can be calculated by dividing the uence that results in
1 Log10 reduction of virus load by 2.3 (the natural logarithmic base). A
lower value of D37 indicates a higher sensitivity to inactivation by UV
radiation. Comparison of a virus of unknown UVC sensitivity to that of
other viruses of similar genomic structure allows an estimate to be
determined (30). An important part of the method is the fact that UVC
sensitivities of viruses depends proportionally on genome size, especially
with single-stranded RNA or DNA, that is, the larger the genome
“target”, the more sensitive (and lower D37). This results in the product
of the genome size and the D37, dened as size normalized sensitivity
(SnS), being relatively constant for a given type of viral genome (30)
and it is used in this study to compare viruses with ssRNA genomes.
This approach has been used successfully to estimate the UVC
sensitivities of Ebola and Lassa viruses, later conrmed experimentally in
the laboratory (33), thus validating the method.
Solar intensity at different locations and times of year. Solar UVB
ux measured by the USDA UVB Monitoring and Research Program
(35) have been used in the development and testing of the method (30).
Maximum daily solar UVB uence values for the selected locations at
specic times of year have been presented in a previous article predicting
the inactivation of inuenza A by solar UVB (34). Those daily solar ux
values were normalized using a virucidal action spectrum to 254 nm
equivalent levels (30). Whereas the total UV254 equivalent uence per
full day was previously used in the inuenza A inactivation study (34),
the ux values at solar noon are preferable and are used here because
they are essentially constant during two hours (36,37). It has been
previously determined that 35% of the total daily UVB occurs in the
two-hour period (120 min) around solar noon (37). Thus 35% of the total
daily UVB uence divided by 120 min yields the noontime UVB ux
(in J m2 min1) at the locations and times of the year presented in
Tables 2 and 3. It should be noted that the solar UVB ux used in the
present study assumed no atmospheric inuence, whether by haze, clouds
or air pollution. Also, there was no correction for an increase in the solar
virucidal effect due to the elevation of the urban sites (38).
RESULTS
UVC sensitivity of SARS-CoV-2
In Table 1 we compare the genomic and UV254 characteristics of
SARS-CoV-2 (causing COVID-19) with those of other coronaviruses
and viruses that have similar nucleic acid composition.
The rst three coronaviruses cause disease in humans. Studies
with MHV and EtoV have found similar values for D37s (36,39).
Therefore, a reasonable estimate for the D37s for the SARSs and
MERS-CoV viruses would be 3.0 J m2. Comparison with other
ssRNA viruses yields a similar D37 value. Since the inuenza A
genomes are 2.2 times shorter than those of the coronaviruses, it
is further reasonable that the coronaviruses (larger UV targets)
would be at least twice as sensitive to UVC; the reciprocal ratio
of the genome sizes times the D37 for the inuenza viruses yields
an estimated D37 for SARS-CoV-2 of 4.7 J m2 . When a similar
comparison is done with the viruses of the other ssRNA families
in Table 1, the median value for the SARS-CoV-2 D37 was
5.0 J m2. The D37 value of 3.0 J m2 was used in the following
calculations because it follows from values derived directly
from members of the same Coronaviridae family; D10
(6.9 J m2) was used as it represents 10% survival (90% inactivation).
It may be useful to estimate the solar exposure for 99% virus
inactivation (1% survival) or for even lower levels of survival.
Because the material in aerosols created by COVID-19 patients
and carriers may shield the virus from the UV as has been
shown in laboratory experiments with viruses in culture medium,
the virus survival curves indicate that the virus apparently
becomes less UV sensitive (33,36,40–42). This resulted in a
change of slope of approximately 4-fold in experiments with
Ebola, Lassa and inuenza A viruses and affected several percent
of the virus population (33,42). Therefore, for survival beyond
10%, a UV uence of 4 times the chosen D
10 (28 J m2) was
assumed. This value was used to estimate the solar exposure
needed for 99% inactivation. Assuming that the survival curve
maintains that 4-fold greater UV resistance at lower survival
levels, 99.9% inactivation (disinfection level) would require
56 J m2 ; sterilization level inactivation (10-6 survival) would
require 140 J m2.
Estimated time for inactivation of SARS-Co V-2 virus
Table 2 shows reported solar virucidal ux at solar noon together
with the estimated minutes of sunlight exposure needed at various
populous North American metropolitan areas to inactivate
90% of SARS-CoV-2. The (+) sign in Table 2 indicates that
99% of SARS-CoV-2 may be inactivated within the two hours
732 Jose-Luis Sagripanti and C. David Lytle
Printed by [Wiley Online Library - 093.034.091.251 - /doi/epdf/10.1111/php.13293] at [14/04/2021].
period around solar noon during summer in most US cities
located south of Latitude 43°N. Also 99% of the virus will be
inactivated during two hours midday in several cities south of
latitude 35°N in Fall, but only Miami and Houston will receive
enough solar radiation to inactivate 99% of the virus in spring.
During winter, most cities will not receive enough solar radiation
to produce 90% viral inactivation during 2-hour midday exposure
(underlined values in Table 2).
Table 3 presents germicidal solar ux values and resulting
inactivation of SARS-CoV-2 for populous metropolitan areas on
other continents. The values in Tables 2 and 3 clearly illustrate
that SARS-CoV-2 in environments exposed to sunlight will be
differentially inactivated in different cities and at different times
of the year. For example, at winter solstice (December, in the
northern hemisphere), just at the beginning of the COVID-19
pandemic, virus exposed to full midday sunlight would be
reduced by at least 90% (1 Log10) during 22 min in Mexico
City, and will be receiving enough germicidal solar ux to inactivate
99% of virus as indicated by (+) in Table 3. A 90% inactivation
of SARS-CoV-2 in December should have taken
considerably longer time in Shanghai (99 min), and Cairo
(86 min). Nearly full virus persistence should occur in winter
(December) in the European cities listed in Table 3 (where
COVID-19 was severe). Of course, the same trend applies to the
Southern Hemisphere where winter begins in June and 90% of
SARS-CoV-2 should be inactivated in 41 min in Sao Pablo (Brazil),
but not within the 2 hours solar noon period in Buenos
Aires (Argentina) or Sydney (Australia) in the incoming winter
season.
DISCUSSION
The transmission of viral infections and evolution of pandemics
is a multi-factorial process involving, among others, properties of
the viral agent, health condition of the host and available health
care, viral inactivation in the environment, social dynamics and
political decisions. It is well known that there is direct transmission
of infectious virions by inhalation of contaminated aerosols
exhaled, coughed or sneezed from infected persons, allowing for
little time and opportunity for environmental viral inactivation,
unless the virions settle on some surface. Although direct (person-
to-person) transmission is important between nearby individuals
(9), it is remarkable that the COVID-19 pandemic
progressed at a sustained rate even after one-third of the world
population was in quarantine or in-house lock-down (50). The
rapid progression of the COVID-19 pandemic, in spite of greatly
hindered direct transmission, supports elucidating the relevance
of indirect infection through aerosolized virus, contact with contaminated
surfaces and other fomites, and the inactivation
thereof.
Changes in relative humidity and ambient temperature have
been reported as having a rather limited effect on environmental
virus survival and disease transmission (17–21). In contrast,
UVC radiation has considerable virucidal effect (22). The
methodology employed in the present study has been used previously
to estimate the UVC sensitivity of Lassa virus and other
viruses of relevance in biodefense (30). A close agreement was
obtained between UVC D37 values predicted for Lassa virus
(member of the Arenavirus family) (13 J m2, table 4 in Ref 30)
and measured years later in the laboratory (16 J m2) (33).
These results suggest that the accuracy of the methodology used
here to estimate the UV sensitivity of the SARS-CoV-2 virus
from data obtained for members of the same family may be
within 20%.
The relevance of sunlight in viral inactivation contrasts with
and is supported by the (1) long-term persistence in darkness of
smallpox (an Orthopoxivirus) in scabs and surfaces (51), (2) with
laboratory results where pathogenic viruses in the dark survived
Table 1. UVC sensitivity of SARS-CoV-2 and selected viruses.*
Virus family Genome Size† (Knt)
Measured‡
D37 (J m2)
SNS§
(J m2 Knt)
Predicted
D37 (J m2) References
Coronaviridae
SARS-CoV-2 ssRNA+ 29.8 89 3.0
SARS-CoV ssRNA+ 29.7 89 3.0
MERS ssRNA+ 30.1 89 3.0
MHV ssRNA+ 31.6 2.9 91 (36)
EToV ssRNA+ 28.5 3.1 88 (39)
Togaviridae
SINV ssRNA+ 11.7 19 220 (43)
VEEV ssRNA+ 11.4 23 260 (44)
SFV ssRNA+ 13.0 7.2 94 (39)
Paramyxiviridae
NDV ssRNA- 15.2 11-13.5 170-210 (45,46)
MeV ssRNA- 15.9 8.8-10.9 140-170 (47)
Orthomyxoviridae
FLUAV ssRNA- 13.6
Melbourne H1N1 10.2 139 (48)
NIB-4 H3N2-3 11 150 (40)
NIB-6 H1N1 9.6 131 (40)
ISAV ssRNA- 14.5 4.8 70 (49)
Rhabdoviridae
RABV ssRNA- 11.9 4.3 51 (39)
*Selected viruses of different genetic Families having ssRNA as the genome.

Size of the genome expressed as thousands of nucleotide bases
(Knt).

UVC uence that causes one lethal event per virus on average, resulting in 37% survival.
§
Size-normalized sensitivity dened as the product of
the D37 and the genome size in thousands of bases is relatively constant for a given genome type, but can be vastly different for different genomic types.
If the size and genome type is known for an untested virus, the D37 can be predicted from the SNS.
Photochemistry and Photobiology, 2020, 96 733
Printed by [Wiley Online Library - 093.034.091.251 - /doi/epdf/10.1111/php.13293] at [14/04/2021].
for much longer times (T37 [time to 37% survival)]between 15
and 43 h for the different viruses studied) (52), and (3) with the
rapid inactivation of vaccinia virus exposed to direct sunlight or
simulated solar UVB (42).
The solar germicidal ux shown in Tables 2 and 3 allows
estimating SARS-CoV-2 inactivation outdoors for the cities presented,
as well as for almost any other location for which latitude
is known, from sun exposure under clear skies. Modeling of
viruses suspended in the atmosphere indicates that the diffuse
(scatter) component of sunlight may still have approximately
50% of the virucidal efcacy exerted by direct solar radiation
(38,53). These ndings demonstrate that viral inactivation by
sunlight continues outdoors (albeit at half the rate or less) even
in the shade or in polluted air or partially cloudy days.
Although the solar zenith angle at a given location is the same
at the spring and fall equinoxes, the solar UV radiation received
in the northern hemisphere was generally greater in the fall than
in the spring, except for the location furthest south, Hawaii (latitude
19.5 °N). Data for Alexandra, New Zealand, in the southern
hemisphere where the seasons are reversed, demonstrated the
same trend with spring UVB radiation being lower than fall UV
radiation (data not shown). This differential solar germicidal uence
between spring and summer has been previously discussed
(30).
Data for the COVID-19 pandemics from the World Health
Organization and from Johns Hopkins’ Center for Systems
Science and Engineering (as of May 7, 2020) indicates that of
the 30 countries with highest infections per million inhabitants,
28 were north of the Tropic of Cancer (the two exceptions being
Qatar and Mayotte) (54). Any correlation between solar ux during
December- March 2019/20, (when COVID-19 was in expansion)
and infection rate is limited by inaccuracy and availability
of testing, different numbers of infected travelers, as well as vast
differences on each country demographics and response. However,
the statistical data [as of May 7 2020 (54)] suggest that
COVID-19 may have progressed differently in countries at northern
latitudes where it was winter and sun exposure was limited
at the onset of the pandemic, than in countries in the southern
latitudes where summer sunlight was abundant.
Considering that SARS-CoV-2 is three times more sensitive
to UV than inuenza A (as presented in Table 1 and discussed
in RESULTS) it should be inferred that sunlight should have an
effect on coronaviruses transmission at least similar to that previously
established for the evolution of inuenza epidemics
(22,32) If we accept a possible virucidal role of sunlight during
coronavirus pandemics, then forcing people to remain indoors
may have increased (or assured) contagion of COVID-19 among
same house-hold dwellers and among patients and personnel
inside the same hospital or geriatric facilities. In contrast, healthy
people outdoors receiving sunlight could have been exposed to
lower viral dose with more chances for mounting an efcient
immune response. This argument supports considering the results
of two opposed containment approaches to deal with the
COVID-19 crisis.
Almost all countries and territories affected with COVID-19
have closed their borders, mandated the use of masks and promoted
social distancing. By 26 March, 2020, 1.7 billion people
worldwide were under some form of lock-down, which increased
to 3.9 billion people by the rst week of April, amounting to
more than half of the world’s population (55). Schools, universities
and colleges have closed either on a nationwide or local
basis in 177 countries, affecting approximately 98.6 percent of
the world’s student population (56). In addition to these measures,
some countries (for example: Italy, Spain, the UK, Peru,
Chile, Argentina and Rep South Africa) implemented nationwide
strict quarantine and in-house lock-down measures, often
enforced by police, that decreased the time individuals could
spent outdoors thus preventing potential exposure to sunlight.
Most countries (like USA, Finland and Brazil) implemented
regional less stringent lock-down measures at varying degrees. A
third group of countries (for example: Sweden, Belorussia, Nicaragua,
Uruguay, Indonesia, South Korea and Namibia) did not
mandate lock-downs that prevented healthy individuals to remain
outdoors with potential exposure to sunlight (57). These “ unlock”
countries have not enforced any strict lock-downs but have
Table 2. Calculated maximum* virucidal (254-nm equivalent†) UV ux
during two-hour period around solar noon for populous metropolitan
areas in North America at specied times of year. Effectiveness estimated
for inactivation of SARS-CoV-2 virus
Metropolitan
area Latitude
Solar virucidal UV ux (J/m2
254
2/min)‡ /Time
for 90% Infectivity reduction (min)§
Summer
Solstice
Equinox
Winter
Spring Fall Solstice
Miami, FL 25.8 °N 0.51/14 +k 0.34/20 + 0.41/17 + 0.13/53
Houston,
TX
29.8 °N 0.44/16 + 0.25/28 + 0.33/21 + 0.08/86
Dallas, TX 32.8 °N 0.39/18 + 0.20/34 0.28/25 + 0.06/115
Phoenix, AZ 33.4 °N 0.39/18 + 0.19/36 0.26/27 + 0.05/138¶
Atlanta, GA 33.7 °N 0.39/18 + 0.18/38 0.26/27 + 0.05/138
Los
Angeles,
CA
34.1 °N 0.38/18 + 0.18/38 0.26/27 + 0.05/138
San
Francisco,
CA
37.7 °N 0.34/20 + 0.13/53 0.20/34 0.03/230
Washington,
D.C.
38.9 °N 0.33/21 + 0.12/57 0.19/36 0.02/ 300
Philadelphia,
PA
39.9 °N 0.32/22 + 0.11/63 0.18/38 0.02/ 300
New York
City, NY
40.7 °N 0.32/22 + 0.10/69 0.17/41 0.02/ 300
Chicago, IL 41.9 °N 0.31/22 + 0.10/69 0.16/43 0.01/ 00
Boston, MA 42.3 °N 0.30/23 + 0.09/77 0.15/46 0.01/ 00
Detroit, MI 42.3 °N 0.30/23 + 0.09/77 0.15/46 0.01/ 00
Toronto,
Ontario
43.6 °N 0.29/24 0.08/86 0.14/49 0.01/ 300
Minneapolis,
MN
45.0 °N 0.28/25 0.07/99 0.13/53 0.01/ 300
Seattle, WA 47.6 °N 0.26/27 0.06/115 0.11/63 0.01/>300
*Maximum solar exposure with no clouds, haze, air pollution or shadows
to reduce exposure, independent of site elevation.

Obtained using the
virus inactivation action spectrum normalized to unity at 254 nm
(30).

Methodology: Maximum daily solar UVB uence values for the
selected locations at specic times of year have been represented in
Tables 1 and 2 in the previous article on predicted Inuenza inactivation
by solar UVB (34). 35% of the total daily UVB uence divided by
120 min yields the noontime UVB ux in J m2 min1 at the locations
and times in Tables 2 and 3.
§
The UVB uence D10 to inactivate SARSCoV-
2 90% (10% survival) was estimated as 6.9 J m2 .
k
"+" denotes that
under ideal conditions, solar UV could inactivate SARS-CoV-2 99% (1%
survival) during 2-hour period around solar noon. Four times the D10
was chosen to account for the likely biphasic inactivation due to protective
elements surrounding the virus.

Underlined values indicate solar
UVB is likely not enough to inactivate SARS-CoV-2 90% (10% survival)
during two-hour period around solar noon.
734 Jose-Luis Sagripanti and C. David Lytle
Printed by [Wiley Online Library - 093.034.091.251 - /doi/epdf/10.1111/php.13293] at [14/04/2021].
rather implemented large-scale social distancing, face mask wearing
measures and/or instituted quarantine mainly for travelers
and infected patients (57).
Analyzing the value (if any) of whole-population quarantine
or in-house lock-down of healthy individuals is beyond the scope
of the present work. However, the freely available epidemiological
data (as of May 29, 2020 (54)) demonstrates that lock-down
measures preventing healthy individuals from remaining outdoors
have not resulted in an obvious and statistically signicant difference
on infections per million inhabitants when compared to
countries where healthy individuals were free to stay outdoors,
with potential exposure to sunlight radiation. If lock-down of
healthy citizens may not be determinant as these statistics suggest,
then the potential role of being outside exposed to direct or
scattered sunlight in COVID-19 pandemic should not be underestimated.
CONCLUSION
The data presented estimates the sensitivity to UVC (254 nm) of
the SARS-CoV-2 virus with a D37 of 3.0 J m 2 , corresponding
to 90% inactivation (D10) after a dose of 7 J m2 . Inactivation
of 99% viral load (D1) was estimated to be 28 J m2 (49 D10)
due to the biphasic nature of the virus inactivation curve found
for other viruses shielded by culture media and other components
that accompany virus infections.
90% or more of SARS-CoV-2 virus will be inactivated after
being exposed for 1134 min of midday sunlight in most US and
world cities during summer. In contrast, the virus will persist
infectious for a day or more in winter (December–March), with
risk of re-aerosolization and transmission in most of these cities.
Although latitude, population size, public health and control
measures vastly vary among countries, the viral persistence estimated
here for cities at northern latitudes where COVID-19
expanded rapidly during winter 2019–2020 and relatively higher
viral inactivation in more southern latitudes receiving high solar
radiation during the same period, suggests an environmental role
for sunlight in the COVID-19 pandemic.
Acknowledgements—The authors appreciate the encouragement to initiate
this study received from Ms. Jessica Seigel (journalist, New York
University).
Table 3. Calculated maximum* virucidal (254-nm equivalent†) UV ux for two-hour period around solar noon for selected major world cities at speci-
ed times of year: Effectiveness estimated for inactivation of SARS-CoV-2 virus
City Latitude
Solar virucidal UV ux (J/m2
254
2/min) ‡/Time for 90% Infectivity reduction (min)§
Summer Solstice
Equinox
Spring Fall Winter Solstice
Central and South America
Bogota, Colombia 4.6 °N 0.64 #/11+k 0.64/11+ 0.64/11+ 0.64/11+
Mexico City, Mexico 19.5 °N 0.64/11+ 0.62/11+ 0.62/11+ 0.31/22+
S
~
ao Paulo, Brazil 23.3 °S 0.55/13+ 0.40/17+ 0.48/14+ 0.17/41
Buenos Aires, Argentina 34.6 °S 0.37/19+ 0.17/41 0.24/29 0.04/172¶
Europe
Barcelona, Spain 41.4 °N 0.31/22+ 0.10/69 0.16/43 0.01/>300
Paris, France 48.9 °N 0.25/28+ 0.05/138¶ 0.10/69 0.00/>300
London, UK 51.5 °N 0.23/30 0.04/173 0.09/77 0.00/>300
Moscow, Russia 55.7 °N 0.20/34 0.03 /230 0.07/99 0.00/>300
Middle East
Baghdad, Iraq 33.3 °N 0.39/18+ 0.19/36 0.26/27+ 0.05/138
Tehran, Iran 35.7 °N 0.36/19+ 0.16/43 0.23/30 0.04/172
Istanbul, Turkey 41.0 °N 0.31/22+ 0.10/69 0.16/43 0.02/>300
Africa
Kinshasa, Congo 4.3 °S 0.64/11+ 0.64/11+ 0.64/11+ 0.64/11+
Lagos, Nigeria 6.4 °N 0.64/11+ 0.64/11+ 0.64/11+ 0.64/11+
Khartoum, Sudan 15.6 °N 0.64/11+ 0.64/11+ 0.64/11+ 0.32/22+
Cairo, Egypt 30.0 °N 0.43/16+ 0.25/28+ 0.32/22+ 0.08/86
Asia
Mumbai (Bombay), India 19.0 °N 0.64/11+ 0.62/11+ 0.62/11+ 0.32/22+
Shanghai, China 31.2 °N 0.42/16+ 0.22/31 0.31/22+ 0.07/99
Seoul, Republic of Korea 33.5 °N 0.38/18+ 0.19/36 0.26/27+ 0.05/138
Tokyo, Japan 35.7 °N 0.36/20+ 0.16/43 0.23/30 0.04/172
Australia
Sydney, Australia 33.9 °S 0.38/18+ 0.18/38 0.26/27+ 0.05/138
*Maximum solar exposure with no clouds, haze, air pollution or shadows to reduce exposure, independent of site elevation.

Obtained using the virus
inactivation action spectrum normalized to unity at 254 nm (30).

Methodology: Maximum daily solar UVB uence values for the selected locations at
specic times of year have been represented in Tables 1 and 2 in the previous article on predicted Inuenza inactivation by solar UVB (34). 35% of the
total daily UVB uence divided by 120 min yields the noontime UVB ux in J m2 min1 at the locations and times in Tables 2 and 3.
§
The UVB uence
D10 to inactivate SARS-CoV-2 90% (10% survival) was estimated as 6.9 J m2 .
k
Under ideal conditions, solar UV could inactivate SARS-CoV-2
99% (1% survival) during 2-h period around solar noon. Four times the D10 was chosen to account for the likely biphasic inactivation due to protective
elements surrounding the virus.

Underlined values indicate solar UVB is likely not enough to inactivate SARS-CoV-2 90% (10% survival) during twohour
period around solar noon.
#
Flux values above 0.62 are likely underestimates. Therefore, the time for 90% and 99% inactivation are possibly overestimates.
Photochemistry and Photobiology, 2020, 96 735
Printed by [Wiley Online Library - 093.034.091.251 - /doi/epdf/10.1111/php.13293] at [14/04/2021].
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Printed by [Wiley Online Library - 093.034.091.251 - /doi/epdf/10.1111/php.13293] at [14/04/2021].
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Messaggio da serastrof »

A Second Look at Sunlight The UCSB Current.pdf
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A Second Look at Sunlight
Researchers urge a closer examination of sunlight’s efficacy in inactivating the SARS-CoV-2
virus
By Sonia Fernandez
Tuesday, March 30, 2021 - 12:45
Santa Barbara, CA
A year ago scientists everywhere were scrambling to get their minds around the SARS-CoV-2, a novel
coronavirus that caused the pandemic from which we are only now beginning to emerge. The world clung
to every new development, every bit of science that could provide clues to managing life in the presence
of this mysterious killer.
Many science-backed COVID-19 management concepts remain unchanged to this day: handwashing with
soap and warm water disrupts the virus’ lipid membrane. Social distancing can attenuate the virus’s
spread, ideally keeping it out of a host until it degrades. Other notions, such as droplet contact being the
primary mode of transmission, were modified when emerging evidence showed that under certain
conditions, the virus could remain suspended in air for extended periods of time.
In a letter in the Journal of Infectious Diseases, a team of researchers from UC Santa Barbara, Oregon
State University, University of Manchester and ETH Zurich examines another of SARS-CoV-2’s well known
characteristics — its vulnerability to sunlight. Their conclusion? It might take more than UV-B rays to
explain sunlight inactivation of SARS-CoV-2.
The idea that an additional mechanism might be in play came when the team compared data from a July
2020 study that reported rapid sunlight inactivation of SARS-CoV-2 in a lab setting, with a theory of
coronavirus inactivation by solar radiation that was published just a month earlier.
“The theory assumes that inactivation works by having UV-B hit the RNA of the virus, damaging it,” said
UC Santa Barbara mechanical engineering professor and lead author Paolo Luzzatto-Fegiz. Judging from
the discrepancies between the experimental results and the predictions of the theoretical model, however,
the research team felt that RNA inactivation by UV-B “might not be the whole story.”
According to the letter, the experiments demonstrated virus inactivation times of about 10-20 minutes —
much faster than predicted by the theory.
“The theory predicts that inactivation should happen an order of magnitude slower,” Luzzatto-Fegiz said.
In the experiments, viruses in simulated saliva and exposed to UV-B lamps were inactivated more than
eight times faster than would have been predicted by the theory, while those cultured in a complete
growth medium before exposure to UV-B were inactivated more than three times faster than expected. To
make the math of the theory fit the data, according to the letter, SARS-CoV-2 would have to exceed the
highest UV-B sensitivity of any currently known virus.
Or, Luzzato-Fegiz and colleagues reasoned, there could be another mechanism at play aside from RNA
inactivation by UV-B rays. For instance, UV-A, another, less energetic component of sunlight might be
playing a more active role than previously thought.
“People think of UV-A as not having much of an effect, but it might be interacting with some of the
molecules in the medium,” he said. Those reactive intermediate molecules in turn could be interacting
with the virus, hastening inactivation. It’s a concept familiar to those who work in wastewater treatment
and other environmental science fields.
“So, scientists don’t yet know what’s going on,” Luzzatto-Fegiz said; “Our analysis points to the need for
additional experiments to separately test the effects of specific light wavelengths and medium
A Second Look at Sunlight | The UCSB Current https://www.news.ucsb.edu/2021/020226/s ... k-sunlight
1 di 2 13/04/2021, 16:33
composition.”
Results of such experiments might provide clues into new ways of managing the virus with widely
available and accessible UV-A and UV-B radiation. While UV-C radiation is proved effective against SARSCoV-
2, this wavelength does not reach the earth’s surface and must be manufactured. Although UV-C is
presently used in air filtration and in other settings, its short wavelengths and high energy also makes
UV-C the most damaging form of UV radiation, limiting its practical application and raising other safety
concerns.
Co-author and UCSB mechanical engineering professor Yangying Zhu added that UV-A turning out to be
capable of inactivating the virus could be very advantageous: there are now widely available inexpensive
LED bulbs that are many times stronger than natural sunlight, which could accelerate inactivation times.
UV-A could potentially be used far more broadly to augment air filtration systems at relatively low risk for
human health, especially in high-risk settings such as hospitals and public transportation, but the specifics
of each setting warrant consideration, said co-author Fernando Temprano-Coleto.

TRADUZIONE AUTOMATICA
Un secondo sguardo alla luce del sole
I ricercatori sollecitano un esame più approfondito dell'efficacia della luce solare nell'inattivazione del SARS-CoV-2
virus
di Sonia Fernandez
Martedì 30 marzo 2021 - 12:45
Santa Barbara, CA
Un anno fa, gli scienziati di tutto il mondo si affrettavano a pensare al SARS-CoV-2, un romanzo
coronavirus che ha causato la pandemia da cui solo ora cominciamo ad uscire. Il mondo si è aggrappato
ad ogni nuovo sviluppo, ogni pezzo di scienza che potrebbe fornire indizi per gestire la vita in presenza
di questo misterioso assassino.
Molti concetti di gestione del COVID-19 supportati dalla scienza rimangono invariati fino ad oggi: il lavaggio delle mani con
sapone e acqua calda distruggono la membrana lipidica del virus. Il distanziamento sociale può attenuare il virus
diffondersi, idealmente tenendolo fuori da un ospite fino a quando non si degrada. Altre nozioni, come il contatto con le goccioline è il
modalità primaria di trasmissione, sono state modificate quando prove emergenti hanno mostrato che in determinate condizioni
condizioni, il virus potrebbe rimanere sospeso in aria per lunghi periodi di tempo.
In una lettera sul Journal of Infectious Diseases, un team di ricercatori della UC Santa Barbara, Oregon
La State University, l'Università di Manchester e l'ETH di Zurigo esaminano un altro dei ben noti SARS-CoV-2
caratteristiche — la sua vulnerabilità alla luce solare. La loro conclusione? Potrebbero volerci più dei raggi UV-B per
spiegare l'inattivazione alla luce solare di SARS-CoV-2.
L'idea che potesse essere in gioco un meccanismo aggiuntivo è nata quando la squadra ha confrontato i dati di luglio
Studio del 2020 che ha riportato l'inattivazione rapida della luce solare di SARS-CoV-2 in un ambiente di laboratorio, con una teoria di
inattivazione del coronavirus da radiazione solare che è stata pubblicata appena un mese prima.
"La teoria presuppone che l'inattivazione funzioni facendo in modo che l'UV-B colpisca l'RNA del virus, danneggiandolo", ha affermato
Professore di ingegneria meccanica UC Santa Barbara e autore principale Paolo Luzzatto-Fegiz. A giudicare da
le discrepanze tra i risultati sperimentali e le previsioni del modello teorico, tuttavia,
il team di ricerca ha ritenuto che l'inattivazione dell'RNA da parte di UV-B "potrebbe non essere l'intera storia".
Secondo la lettera, gli esperimenti hanno dimostrato tempi di inattivazione del virus di circa 10-20 minuti —
molto più velocemente di quanto previsto dalla teoria.
"La teoria prevede che l'inattivazione dovrebbe avvenire un ordine di grandezza più lento", ha detto Luzzatto-Fegiz.
Negli esperimenti, i virus nella saliva simulata ed esposti a lampade UV-B sono stati inattivati ​​più di
otto volte più veloce di quanto sarebbe stato previsto dalla teoria, mentre quelli coltivati ​​in modo completo
mezzo di crescita prima dell'esposizione a UV-B sono stati inattivati ​​più di tre volte più velocemente del previsto. Per
rendere la matematica della teoria adatta ai dati, secondo la lettera, SARS-CoV-2 dovrebbe superare il-2
la più alta sensibilità ai raggi UV-B di qualsiasi virus attualmente conosciuto.
Oppure, hanno ragionato Luzzato-Fegiz e colleghi, potrebbe esserci un altro meccanismo in gioco oltre all'RNA
inattivazione da raggi UV-B. Ad esempio, UV-A, un altro componente meno energetico della luce solare potrebbe essere
giocare un ruolo più attivo di quanto si pensasse.
"La gente pensa che l'UV-A non abbia un grande effetto, ma potrebbe interagire con alcuni dei
molecole nel mezzo", ha detto. Quelle molecole intermedie reattive a loro volta potrebbero interagire
con il virus, accelerando l'inattivazione. È un concetto familiare a chi lavora nel trattamento delle acque reflue
e altri campi delle scienze ambientali.
"Quindi, gli scienziati non sanno ancora cosa sta succedendo", ha detto Luzzatto-Fegiz; “La nostra analisi indica la necessità di
ulteriori esperimenti per testare separatamente gli effetti di specifiche lunghezze d'onda e mezzo di luce
Un secondo sguardo alla luce del sole | L'attuale UCSB https://www.news.ucsb.edu/2021/020226/s ... k-sunlight
1 di 2 13/04/2021, 16:33
composizione."
I risultati di tali esperimenti potrebbero fornire indizi su nuovi modi di gestire il virus ampiamente
radiazioni UV-A e UV-B disponibili e accessibili. Sebbene la radiazione UV-C si sia dimostrata efficace contro SARSCoV-
2, questa lunghezza d'onda non raggiunge la superficie terrestre e deve essere prodotta. Sebbene UV-C sia-
attualmente utilizzato nella filtrazione dell'aria e in altri ambienti, le sue lunghezze d'onda corte e l'elevata energia rendono anche
UV-C la forma più dannosa di radiazione UV, limitandone l'applicazione pratica e aumentando la sicurezza
preoccupazioni.
Il coautore e professore di ingegneria meccanica dell'UCSB Yangying Zhu ha aggiunto che l'UV-A risulta essere
in grado di inattivare il virus potrebbe essere molto vantaggioso: ora ce ne sono ampiamente disponibili a basso costo
Lampadine a LED molte volte più potenti della luce solare naturale, che potrebbero accelerare i tempi di inattivazione.
L'UV-A potrebbe essere potenzialmente utilizzato in modo molto più ampio per aumentare i sistemi di filtrazione dell'aria a rischio relativamente basso per
salute umana, specialmente in contesti ad alto rischio come ospedali e trasporti pubblici, ma le specificità
di ogni impostazione meritano di essere prese in considerazione, ha affermato il coautore Fernando Temprano-Coleto.


Research in this paper was conducted also by François J. Peaudecerf at ETH Zurich and Julien Landel at
University of Manchester.
Contact Info:
Sonia Fernandez
sonia(dot)fernandez(at)ucsb(dot)edu
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A Second Look at Sunlight | The UCSB Current https://www.news.ucsb.edu/2021/020226/s ... k-sunlight
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Re: Covid-19 e correlazioni con la luce solare

#24

Messaggio da serastrof »

Ancora un aggioramento.

Mentre la percezione sociale diffusa é che tutto si stia di nuovo risolvendo (e la "voce del padrone" tende ad avvalorare che sia tutto merito dei vaccini...), la verità si fa strada.

Si afferma che si tratta d'uno studio italiano nuovo di zecca.

In realtà i cosidetti "scienziati ufficiali" italiani, veri scansafatiche di prim'ordine attenti solo ad andare in tv in prima serata per megafonare ciò che il Potere vuole che essi dicano, hanno letto solo oggi ciò che noi qui su Forum Skylive, fra i primi abbiamo indagato e che vi abbiamo segnalato ormai quasi un anno fa.

Insomma, praticamente ad un anno esatto di distanza dall'inizio della ns. "riflessione osservativa", riscontriamo "autorervoli" conferme della ns. intuizione.

Resta il colpevole ritardo di chi avrebbe dovuto fin da subito sviluppare apposite nuove tecnologie di disinfezione ambientale, nel continuo, di luioghi chiusi frequentati dalle persone: si sarebbero evitati rovinosi lockdown, sperpero di migliaia di miliardi d'euro di denaro pubblico, decine di migliaia di morti.



https://www.adnkronos.com/covid-studio- ... refresh_ce

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Re: Covid-19 e correlazioni con la luce solare

#25

Messaggio da serastrof »

Ulteriori considerazioni.

Spesso viene obiettato che la forte diffusione virale che si è manifestata nei paesi a clima caldo smentirebbe ogni ipotesi d'efficacia antivirale delle energie a comportmento fotonico dello spettro visibile.

Al proposito, in aggiunta a quanto in precedenza osservato, ho dimenticato un fattore fisico importante: il filtro troposferico.

La troposfera è solo una parte dell'atmosfera, la più vicina al suolo. Benché sottilissima rispetto alle dimensioni dell'intero pianeta, é quella più importante, quella fondamentale, quella utile per la vita, quella dove viviamo e respiriamo.

Per effetto magnetico e gravitazionale la troposfera è più sottile ai Poli (non arriva a 10km d'altezza) e più spessa attono all'equatore (poco + 20Km).

Sebbene i raggi solari all'equatore siano più diretti (il sole è fisicamente più alto in cielo, quindi la luce attraversa meno strati), il filtro atmosferico costituito dai gas che lo compongono e da particolato fine di vario tipo è comunque più spesso.

In virtù dell'assorbimento spettrale tipico di azoto, ossigeno e vapor acqueo ne risulta un cutoff passabanda sulle frequenze più basse della luce e delle altri componenti dell'irradiazione (lunghezza d'onda maggiore), ovvero una prevalenza di calore (infrarosso) e via via salendo delle componenti di colore dello spettro luminoso dal rosso in su (ricordate i documentari geografici, i tramonti e/o albe rossissimi dell'Africa etc...?), con un calo sulla parte finale, alta, della banda. Risulta una più marcata prevalenza degli UV-A sui B. Inoltre l'escursione buio-luce - per fatto sia geofisico che socioeconomico - è normalmente molto più marcata in quelle aree planetarie.

Dati poco misurati, da valutare quanto influenti.

Altro dato statistico-fenomenico: a quanto pare, le popolazioni a pelle più scura risultano meno colpite e più resistenti al virus (fattore antropologico e socioeconomico? Sicuramente).
Ciò nonostante, la pelle scura potrebbe significare maggiore assorbimento d'una specifica parte d'irradiazione (empiricamente: le cose scure sotto il sole si scaldano motlo di più) ma anche maggior filtro dermico (sviluppatosi evoluzionisticamente), ovvero minor arrivo d'energia/fotoni nel sottocutaneo, minor attivazione di processi in questo caso "positivi" dal punto di vista antivirale.

Altro dato: la fortissima circolazione virale nelle zone torride si associa a peggiori condizioni di vita, scarsità d'igiene preventiva, debolezza delle strutture sanitarie.

Se c'aggiungiamo che l'irradiazione solare risulta "over-range" rispetto alle zone temperate (passando rapidamente e costantemente da un "sopra" ad un "sotto" soglia ionizzante le spikes conorovirali), ne risulterebbe un meccanismo d'azione abbastanza differente.

Confesso che in questo ragionamento mancano parecchi anelli, nella catena logico-deduttiva. Per irreperibilità di dati statistici e perché finora quasi nessuno s'è applicato in maniera sistematica a considerare organicamente e globalmente le eventuali influenze sulla ns. biologia, delle energie cosmiche da cui siamo (letteralmente) innaffiati costantemente da miliardi d'anni.
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Re: Covid-19 e correlazioni con la luce solare

#26

Messaggio da serastrof »

Piccola noterella sulla discussa origine del virus:

webinfo@adnkronos.com (Web Info) gio 3 giugno 2021, 11:39 PM - Andrea Crisanti a Piazzapulita - La7: “ Virus sfuggito a Wuhan? Possibile ma indimostrabile”
In tema di origine della pandemia, tema tornato prepotentemente alla ribalta con la diffusione dei dossier dei servizi Usa sulla Cina e sulla “fuga” del virus dal laboratorio di Wuhan, Cristanti è stato lapidario: “È possibile, ma difficilmente dimostrabile. La discussione su questo argomento ha un grande merito: fa luce su laboratori ad altissima sicurezza che dipendono direttamente dal ministero della Difesa”.

Altre dichiarazioni non manifestamente infondate:

https://www.adnkronos.com/covid-origine ... uOAxCfFW5R

Un anno fa, il nobel Luc Montagnier veniva dato per vecchio pazzo ormai fuori dal "giro"....
https://www.osservatoriomalattierare.it ... emio-nobel


Certo che il busillis attanaglia ferocemente la coscienza: più facile pipistrelli a migliaia di chilomentri di distanza da Whuan, od "incidente" di laboratorio di manipolazione virale (potenziale sperimentazione d'armi batteriologiche) a poche centinaia di metri dal "primo" (che primo non fu) "focolaio"?

Per adesso tesi "entrambi plausibili".

Pulcinella ridendo e scherzando?????.....
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Re: Covid-19 e correlazioni con la luce solare

#27

Messaggio da serastrof »

E' passato molto tempo dal mio ultimo intervento su questo forum, relativamente a quest'argomento.

Ma non certo perché esso si sia esaurito. Anzi, alla data odierna, è più attuale che mai. Per di più, l'intuizione che per debellare la carica patogena occorra ricorrere a forze e strumenti più "naturali" (Sole, luce, UV A+B e visibile), s'impone sempre più come unico dato certo ed incontrovertibile.

Un'ulteriore conferma giunge da voce ben più "blasonata" della mia: leggete con attenzione quest'articolo apparso giovedì 18 novembre 2021 sul quotidiano economico "Italia Oggi" (pag. 6).

https://www.italiaoggi.it/news/download ... 3&ricerca=

".... .....la vaccinazione può essere solo una parte di una soluzione che ad oggi purtroppo non è stata messa in campo. Dobbiamo immaginare che un infetto emette virus non con i droplets che cadono, ma come del “fumo” in grado di riempire gli ambienti chiusi. Immaginate un fumatore, come si può evitare di respirare il fumo della sua sigaretta? All’aperto basta stare distanziati,e quindi è assolutamente inutile utilizzare mascherine all’aperto come si pensa di fare nelle regioni che torneranno in fascia gialla, al chiuso la distanza è condizione necessaria ma non sufficiente e non c’è altra possibilità che di intervenire sull’ambiente, in modo ingegneristico.....

....(omissis).... Nella Londra vittoriana, John Snow capì che il colera si trasmetteva attraverso l’acqua, al contrario della teoria dei miasmi dei medici. Da allora gli ingegneri sono intervenuti ed oggi riteniamo di avere il diritto di bere acqua pulita, non pensiamo di doverla purificare quando esce dal rubinetto di casa.
Lo stesso diritto deve esistere per l’aria. Dobbiamo avere il diritto di respirare aria pulita.
Invece ora lasciamo a ciascuno il compito di proteggersi dagli agenti patogeni contenuti nell’aria che respiriamo....



Insomma, l'esperto di termodinamica sostiene - all'atto pratico - che occorre concentrarsi sulla sanificazione dell'aria nei luoghi chiusi, ovvero laddove maggiore è il rischio di trasmissione del contagio fra le persone.

Buonanno vaccini da soli non bastano.pdf
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Re: Covid-19 e correlazioni con la luce solare

#28

Messaggio da serastrof »

Cari amici lettori, vi confesso che ormai gli studi sull'argomento che fin qui vi ho illustrato, sono diventati talmente numerosi che perfino sfuggono alla mia attenzione, non sempre essendoci il tempo e la forza di "presidiare" a dovere tutto il settore.

A novembre 2021 il "JOURNAL OF PHOTOCHEMISTRY & PHOTOBIOLOGY", ha deciso di pubblicare uno studio sul brevetto italiano delle lampade sanificanti "BIOVITAE" www.biovitae.it.

In tal modo ha "validato", mediante l'esame "fra pari" (insito nella pubblicazione) un "pre-print" del gennaio 2020 elaborato - tra gli altri - da ricercatori del Policlinico Militare del Celio di Roma, e Giovanni Rezza dell'ISS.

Ovvero è stato accettato che lo studio originario non fosse manifestamente infondato, che sia partito da premesse corrette, che è stato svolto con metodo ben impostato, ha seguito il giusto percorso logicodeduttivo della pura osservazione dei fenomeni e del loro concatenarsi/manifestarsi, li ha correttamente quantificati, e quindi, in base a tutto ciò, le conclusioni sperimentali a cui esso è pervenuto risultano vere e ripetibili, ergo "scientifiche", in relazione alle condizioni date.


E' un successo importante per i ricercatori italiani, e sicuramente anche un'affermazione netta del percorso industriale calcato fin dal 2006 dalla Next-Sense, la società detentrice del marchio "BIOVITAE"


Ecco il link all'articolo integrale:

https://www.sciencedirect.com/science/a ... 9021000671

Rapid inactivation of SARS-CoV-2 with LED irradiation of visible spectrum wavelengths


Ed ecco il pdf integrale:


1-s2.0-S2666469021000671-main.pdf
(2.96 MiB) Scaricato 108 volte
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Per brevità, vi riporto l' "Abstract", ovvero quella specie di cappello/riassunto inziale con cui il gruppo dei ricercatori ha sintetizzato premessa, svolgimento e conclusioni del proprio esperimento, così come si fa per ogni "lavoro scientifico" che si rispetti.


"Difficulty in controlling SARS-CoV-2 transmission made the ability to inactivate viruses in aerosols and fomites to
be an important and attractive risk reduction measure. Evidence that light frequencies have the ability to inhibit
microorganisms has already been reported by many studies which, however, focused on ultraviolet (UV)
wavelengths, which are known to induce potential injury in humans. In the present study, the effect on sus-
pensions of SARS-CoV-2 of a Light Emitting Diode (LED) device capable of radiating frequencies in the non-
hazardous visible light spectrum (VIS) was investigated. In order to evaluate the efficiency of viral inactiva-
tion, plaque assay and western blot of viral proteins were performed. The observed results showed a significant
reduction in infectious particles that had been exposed to the LED irradiation of visible light. Furthermore, the
analysis of the intracellular expression of viral proteins confirmed the inactivating effect of this irradiation
technology. This in vitro study revealed for the first time the inactivation of SARS-CoV-2 through LED irradiation
with multiple wavelengths of the visible spectrum. However additional and more in-depth studies can aim to
demonstrate the data obtained during these experiments in different matrices, in mutable environmental con-
ditions and on other respiratory viruses such as the influenza virus. The type of LED technology can decisively
contribute on reducing virus transmission through the continuous sanitation of common environments without
risks for humans and animals



Azzardo la traduzione:

"La difficoltà nel controllare la trasmissione di SARS-CoV-2 sta facendo sì che la capacità di inattivare i virus negli aerosol e nei fomiti sia una misura di riduzione del rischio importante e interessante.

Lo studio prova che le frequenze luminose hanno la capacità di inibire microrganismi, come è già stato segnalato da molti altri studi precedenti. Finora la ricerca si era concentrata sull'ultravioletto (UV), banda composta di più lunghezze d'onda, per le quali sono già noti potenziali danni negli esseri umani in caso d'esposizone.

Nel presente studio, è stato indagato l'effetto dell'esposizione di SARS-CoV-2 all'rradiazione da parte d'un dispositivo a diodi emettitori di luce (LED) in grado di irradiare entro lo spettro della luce visibile NON-pericolosa (VIS).

Al fine di valutare l'efficienza dell'inattivazione virale, sono stati eseguiti il "​​test della placca" ed il "western blot" delle proteine ​​virali.

I risultati osservati hanno mostrato una significativa riduzione delle particelle infettive che erano state esposte all'irradiazione LED della luce visibile.

Inoltre, l'analisi dell'espressione intracellulare delle proteine ​​virali ha confermato l'effetto inattivante di questa tecnologia d'irradiazione.

Questo studio in vitro ha rivelato per la prima volta l'inattivazione di SARS-CoV-2 attraverso l'irradiazione LED con più lunghezze d'onda dello spettro visibile.

Tuttavia ulteriori e più approfonditi studi possono mirare a dimostrare i dati ottenuti durante questi esperimenti in diverse matrici, in condizioni ambientali mutevoli e su altri virus respiratori come il virus dell'influenza.

Il tipo di tecnologia LED può decisamente contribuire a ridurre la circolazione dei virus, attraverso la sanificazione continua di comuni ambienti, senza rischi per l'uomo e gli animali
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Re: Covid-19 e correlazioni con la luce solare

#29

Messaggio da serastrof »

E c'é perfino la famosissima ed impeccabile "NATURE" !!!!!!!

30 settembre 2021


https://www.nature.com/articles/s41598-021-97797-0



The virucidal effects of 405 nm visible light on SARS-CoV-2 and influenza A virus



Abstract

The germicidal potential of specific wavelengths within the electromagnetic spectrum is an area of growing interest. While ultra-violet (UV) based technologies have shown satisfactory virucidal potential, the photo-toxicity in humans coupled with UV associated polymer degradation limit their use in occupied spaces. Alternatively, longer wavelengths with less irradiation energy such as visible light (405 nm) have largely been explored in the context of bactericidal and fungicidal applications. Such studies indicated that 405 nm mediated inactivation is caused by the absorbance of porphyrins within the organism creating reactive oxygen species which result in free radical damage to its DNA and disruption of cellular functions. The virucidal potential of visible-light based technologies has been largely unexplored and speculated to be ineffective given the lack of porphyrins in viruses. The current study demonstrated increased susceptibility of lipid-enveloped respiratory pathogens of importance such as SARS-CoV-2 (causative agent of COVID-19) and influenza A virus to 405 nm, visible light in the absence of exogenous photosensitizers thereby indicating a potential alternative porphyrin-independent mechanism of visible light mediated viral inactivation. These results were obtained using less than expected irradiance levels which are considered safe for humans and commercially achievable. Our results support further exploration of the use of visible light technology for the application of continuous decontamination in occupied areas within hospitals and/or infectious disease laboratories, specifically for the inactivation of respiratory pathogens such as SARS-CoV-2 and Influenza A.



Sintesi

Il potenziale germicida di lunghezze d'onda specifiche all'interno dello spettro elettromagnetico è un'area di crescente interesse.
Mentre le tecnologie basate sull'ultravioletto (UV) hanno mostrato un potenziale virucida soddisfacente, la fototossicità negli esseri umani unita alla degradazione dei polimeri associata ai raggi UV ne limitano l'uso negli ambienti frequentati da persone ed animali.

In alternativa, lunghezze d'onda più lunghe e con meno energia di irradiazione, come la luce visibile (405 nm), sono state ampiamente esplorate nell'ambito di applicazioni battericide e fungicide.

Tali studi hanno indicato che l'inattivazione mediata da 405 nm è causata dall'assorbimento delle porfirine all'interno dell'organismo creando specie reattive dell'ossigeno che provocano danni dei radicali liberi al suo DNA e interruzione delle funzioni cellulari.

Il potenziale virucida delle tecnologie basate sulla luce visibile è rimasto finora in gran parte inesplorato, per una supposta inefficacia data la mancanza di porfirine nei virus.

L'attuale studio ha dimostrato una maggiore suscettibilità di importanti patogeni respiratori avvolti da lipidi come SARS-CoV-2 (agente causale di COVID-19) e virus dell'influenza A, all'esposizione alla luce visibile a 405 nm, in assenza di fotosensibilizzanti esogeni.

Esiste quindi un processo alternativo, indipendente dalla porfirina e mediato dalla luce visibile, che porta comuqnue all'inattivazione virale.

Tale risultato è stato ottenuto utilizzando livelli di irradianza inferiori al previsto, considerati sicuri per l'uomo e quindi commercialmente realizzabili.

I nostri risultati supportano un'ulteriore esplorazione dell'uso della tecnologia della luce visibile come strumento di decontaminazione nel continuo, nelle aree frequentate all'interno di ospedali e/o laboratori di malattie infettive, in particolare per l'inattivazione di agenti patogeni respiratori come SARS-CoV-2 e Influenza A.
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